Le modifiche alla tutela della privacy introdotte dall'app di messaggistica hanno spinto molti a migrare verso altre soluzioni. Lo farò anche io, entro la fine di aprile.

 

 

Le modifiche alla tutela della privacy introdotte dall’app di messaggistica hanno spinto molti a migrare verso altre soluzioni. Lo farò anche io, entro la fine di aprile.

Da molti mesi WhatsApp, l’app di messaggistica in assoluto più popolare e più utilizzata nel mondo, ha introdotto nuovi termini per la tutela della privacy dei propri utenti, imponendone l’accettazione ai medesimi, pena l’impossibilità di continuare a usarla. In un primo tempo questo “obbligo” aveva scadenza a febbraio, poi è stato prorogato a maggio dopo l’intervento, in Italia, del Garante per la Privacy.

Sono state scritte decine e decine di articoli su questo tema, che è sicuramente uno dei più “caldi” degli ultimi anni nel mondo della tecnologia. Mi limito a citarne uno, che vi invito a leggere per la sua completezza e anche facilità di comprensione: WhatsApp, perché l’informativa privacy 2021 preoccupa Garante privacy, utenti ed esperti, scritto dalla giornalista Nicoletta Pisanu.

Non mi addentro nei particolari tecnici e legali della questione, perché altrimenti questo articolo diventerebbe lunghissimo e anche pesante. Mi limito a ricordare in estrema sintesi che si tratta di un ampliamento di condivisione delle informazioni tra WhatsApp e Facebook, il colosso dei social network cui l’app di messaggistica appartiene. Sulla base di quanto affermato nell’informativa sui cambiamenti, la condivisione riguarderebbe essenzialmente gli account business e non, quindi, quelli degli utenti privati.

Quel che più importa però è che in Europa, grazie alla presenza del famoso GDPRGeneral Data Protection Regulation, Regolamento Generale per la Protezione dei Dati —, le nuove norme imposte da WhatsApp non dovrebbero entrare in vigore, lasciando pertanto sostanzialmente invariata la situazione per noi cittadini europei.

Però non mi va!

Nonostante questo, il semplice fatto che WhatsApp abbia deciso di introdurre nuove regole per la condivisione dei dati degli utenti non mi va a genio e mi ha spinto a riflettere — me come parecchie altre migliaia di persone — sul fatto che si tratta di una decisione unilaterale posta come condizione per l’uso dell’app. Come a dire: o accetti le mie imposizioni, o non usi più l’app.

Le nuove regole sulla privacy imposte da WhatsApp, ancorché non interessino gli utenti europei, non mi convincono e mi fanno riflettere.

Ho letto e mi sono informato molto, come è mio solito. Da una parte non sono certo preoccupato più di tanto, proprio per il GDPR che tutela i cittadini europei. Dall’altra, però, mi dà alquanto fastidio un comportamento di questo tipo, per di più posto in essere da chi possiede l’app in assoluto più usata al mondo, presente su praticamente tutti gli smartphone esistenti sulla terra, oltre che su molti computer in versione web o desktop.

La mia riflessione porta a una conclusione più che ovvia: un software proprietario, quale è WhatsApp, è e resterà sempre nel potere di chi lo possiede e gestisce.

Anche io uso da sempre quest’app, e devo ammettere che forse me ne servo più per lavoro che per motivi personali: le mie comunicazioni con i clienti e con gli stessi ragazzi che seguo nello studio, spesso anche con insegnanti e operatori sanitari, con i volontari dell’AID, con i soci del Prisma si svolgono tutte su WhatsApp. La rapidità e il fatto che tutti ce l’abbiano rende indubbiamente quest’app universale e quasi non ci penso più neppure io quando devo inviare un messaggio di testo, una foto, anche un documento: apro WhatsApp e invio.

Adesso però non lo faccio più così volentieri. Specie da quando ho scoperto Telegram.

Telegram

Telegram Messenger è un’app di messaggistica alla pari di WhatsApp. Creata nel 2013 in Russia dai fratelli Nikolai e Pavel Durov, si è in breve affermata come la migliore e più sicura alternativa al colosso del fumetto verde. Vi rimando a questo articolo per conoscere meglio l’app.

Ho iniziato a usare Telegram già diversi mesi fa, ancora prima che scoppiasse il caso privacy di WhatsApp: come sapete, da buon geek amo sperimentare software ogni volta che me ne si presenta l’occasione. Mi è subito piaciuto. Prima di tutto perché è open source e già questo basterebbe a farmelo preferire a ogni altra applicazione simile; poi perché è decisamente attento alla privacy dell’utente; poi perché esiste nativamente anche come client desktopovviamente, anche per Linux! — e funziona veramente bene, sincronizzandosi in tempo reale con tutti i dispositivi sui quali è installato e non avendo bisogno (al contrario di WhatsApp) che il telefono sia acceso; infine, anche perché è esteticamente molto bello e offre centinaia di set di emoji e sticker animati.

Telegram offre una serie molto vasta di funzioni, ben superiori a quelle di WhatsApp, ed è un’app open source decisamente attenta alla privacy degli utenti.

Telegram offre la possibilità di condividere qualunque tipo di file, comprese le immagini anche in alta risoluzione; consente di creare dei canali, una sorta di gruppi pubblici ai quali chiunque può iscriversi, basta che ne conosca il link — io stesso ho creato un canale per tenere aggiornati gli iscritti sugli articoli che pubblico sul sito; lo trovate qui: https://t.me/dottandreamangone —; consente di effettuare videochiamate di ottima qualità, anche da computer attraverso il client desktop o l’interfaccia web, così da sostituire addirittura Skype per chi, come me, lo usa ancora.

Insomma, offre una serie davvero vasta di funzioni, che vanno ben oltre quelle presenti su WhatsApp. Vi propongo di leggere questo articolo dal titolo eloquente: 25 Ottimi Motivi Per Passare da WhatsApp a Telegram. Io ne aggiungo un ventiseisimo: Telegram mi piace! Siccome, poi, moltissimi dei miei contatti lo hanno adottato e siccome funziona davvero bene, non ho altre ragioni per restare legato a WhatsApp.

È per questo che ho preso una decisione: durante il mese di aprile effettuerò la migrazione da WhatsApp a Telegram. Mi prendo un mese per informare tutti i miei contatti e per consentire a coloro i quali non lo usano di installarlo anche per sé: otterranno il vantaggio di un’app funzionale e sicura, e comunque sarà l’unico modo per comunicare con me via messaggio, in alternativa al telefono. La procedura non sarà breve né scevra da difficoltà, in quanto dovrò convincere molti miei conoscenti a passare a un’app diversa da quella cui sono abituati, se non altro per chattare con me. In particolare, la transizione sarà più difficile con i miei clienti, con i quali — no: con la maggior parte dei quali — uso abitualmente WhatsApp.

Tuttavia, in nome della sicurezza dei dati miei e dei miei contatti, specie per comunicazioni di lavoro, intendo davvero abbandonare WhatsApp e passare definitivamente a Telegram. Cosa che avverrà, così ho deciso, il 1° maggio.


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