Sono passati trentadue anni. Per la tecnologia, anni luce.

 

 

Oggi i miei consueti pensieri in punta di penna non li scrivo a mano sul solito foglietto stropicciato, ma li stampo su un modulo continuo con una vecchia stampante ad aghi (qualcuno se la ricorda ancora?).
Perché?
Perché questo strumento è più adeguato all’argomento che tratto nel pensiero odierno.

Qualche giorno fa ho acquistato su Amazon un disco SSD per il mio server di casa: mi serviva un’unità più veloce e soprattutto più silenziosa e che consumasse meno, per un computer che sta acceso quasi tutto il giorno. L’ho preso da 240 GB: era in offerta e, comunque, è un “taglio” più che sufficiente per le mie esigenze.

240 GB. Tutto sommato, non sono tanti al giorno d’oggi. Il disco esterno che uso per conservare tutti i miei dati — documenti, musica, foto, film… — ha una capacità di 6 TB. E ormai ogni computer in commercio offre dischi da non meno di 1 TB.

Ebbene, mi è tornato alla mente quando acquistai il “mio” primo computer. Correva l’anno 1989, un vicino di casa, informatico di professione, vendeva un suo pc, che dunque era di seconda mano. L’ho presi io. Nel momento in cui me lo stava consegnando, il vicino in questione mi fece notare che la macchina — un glorioso Intel 80386, con… 2 MB di RAM!! — era dotata di due dischi fissi: uno da 20 MB e un altro da “ben” 60 MB! Mi chiese quale volessi dei due o se li volessi entrambi, cosa che ovviamente faceva lievitare il prezzo non di poco. Scelsi il disco da 20 MB, all’epoca enorme per le mie esigenze di neofita.

Sono passati trentadue anni. Oggi ho scelto un SSD da 240 GB. È una capienza 12 000 volte maggiore rispetto a quell’hard disk da 20 MB.

Sono passati trentadue anni.
Per la tecnologia, anni luce.

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