È il numero romano 50.
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NON parlo quasi mai di me, se non per ragioni legate al mio lavoro. Oggi parlo di me. Perché oggi compio cinquant’anni. Cinquanta. Riempie la bocca, fa un effetto particolare pronunciarlo. Mezzo secolo.

E allora questa mattina ho fatto due cose molto particolari, un po’ strane se vogliamo.

La prima è stata mettere la sveglia alle 3.45, l’ora in cui sono nato; alzarmi, andare sul balcone, guardare la città e le montagne completamente buie, e respirare a fondo l’aria di questo giorno. Poi tornare in camera e, con una preghiera, ringraziare il buon Dio che mi ha concesso di arrivare a questo traguardo.

La seconda è stata — dopo aver dormito un altro paio d’ore — alzarmi alle 6, vestirmi e andare a camminare un po’, aspettando che il sole si alzasse dietro i monti. Quando si è alzato, l’ho messo alle mie spalle e ho scattato la foto che vedete sopra.

È l’alba del mio 50° compleanno. È l’alba di un cammino che continua.

Perché — è questa una delle frasi che mi ripeto ogni giorno della mia vita — non sei ancora arrivato, se hai la possibilità di camminare ancora.

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