Questa è l'ultima delle poesie scritte da mio padre Lino, contenute della raccolta Vivere dopo, stampata nel 2005 ma mai pubblicata.
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SONO arrivato
al mio traguardo
con passo incerto
con gli occhi stanchi:
è il momento di credere
di non essere solo
ma ho tanta paura.

Questa era l’ultima delle poesie scritte da mio padre Lino, contenute della raccolta Vivere dopo, stampata nel 2005 ma mai pubblicata. Raccolta alla quale ho deciso di dare visibilità io, pubblicando le poesie qui sul mio sito, una per domenica a partire dal 1° novembre del 2020, come avevo spiegato in questo post.

Settantasei erano le poesie, che per settantasei settimane hanno costituito la rubrica Vivere dopo del mio sito. Poesie che voi che mi seguite avete letto e apprezzato — su Facebook ho ricevuto tantissimi commenti positivi —, e che io stesso, scrivendole qui, ho potuto nuovamente assaporare e amare.

Era stato mio padre a consentirmi di pubblicarle, e gli era piaciuta la grafica della rubrica.

Poi, a marzo di quest’anno papà ci ha lasciati. La raccolta Vivere dopo, quindi, adesso è una raccolta postuma. Non è mai stata pubblicata durante la sua vita — a causa di strane vicende —, ma io ho deciso che farò di tutto perché lo sia in un prossimo futuro. Non so ancora come: di certo troverò modalità alternative per pubblicare e diffondere il suo lavoro, che non deve — questo no — andare perduto. Continuate a seguirmi, e vedrete.

Sì, papà, sei arrivato al tuo traguardo. Con passo incerto e con gli occhi stanchi — il Parkinson ti aveva ormai da tempo rallentato i movimenti e annebbiato gli occhi —, proprio come avevi previsto e scritto ben diciassette anni fa. E se hai creduto di non essere solo, se sei riuscito a crederlo, hai fatto bene: io, Marina e la mamma ti siamo stati vicini fino alla fine. Non eri solo. E non sarai mai più solo.

Adesso, e non soltanto perché tu ci hai lasciato questa eredità, è venuto per te il momento di «vivere dopo». Da lassù, se puoi, insegnaci come si fa.

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