Questa è per te, Papà.
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OGGI è domenica, e come ogni domenica trovate la rubrica Vivere dopo, dove pubblico, settimana dopo settimana, le poesie scritte negli anni da mio padre Lino e raccolte nel volumetto che porta il medesimo titolo.

Ma mio padre non c’è più: è improvvisamente mancato la settimana scorsa, come molti di voi lettori sanno per averlo letto qui o sui miei canali social.

Dunque, la rubrica Vivere dopo continuerà, in sua memoria. Ma dalla prossima settimana. Oggi infatti, anziché pubblicare una delle sue poesie, ne scrivo una mia, di getto, dedicata a lui, a mio padre Lino. Non scrivo da tempo e capisco che sia un momento delicato e particolare: non vogliatemene, quindi, se il prodotto non sarà dei migliori. E, soprattutto, se non sarà all’altezza di questa rubrica.

Ma oggi è così, e ho piacere di coinvolgere tutti voi, che mi leggete e che leggete le poesie di mio padre, in un abbraccio virtuale a lui che adesso, ne sono certo, continuerà a comporre poesie là dove lo spazio e il tempo non costituiscono più un limite.

Questa è per te, Papà.


SEI andato via senza fare rumore,
delicato il tuo passo, come era il tuo stile;
forse una lacrima, sapendo che in quel momento
non avresti avuto più tempo
per correre, per sognare, per sperare;
ma di certo un sorriso, sicuro che il tempo
lo avevi vinto, lo avevi annullato.

Quel sorriso è rimasto per sempre
tuo soltanto.
A noi non è stato concesso
di riceverlo in dono, di gustarlo,
di ricambiarlo.

Ma quel sorriso,
firma del tuo volto,
resterà scolpito nella mente
di quanti hanno avuto la fortuna e l’onore
di conoscerti.
E illuminerà
per sempre
questo buio opprimente
che avvolge noi, non te
da quando sei partito.

Tu, invece,
sei ormai nella luce,
avvolto dal calore di un abbraccio
che hai meritato,
che noi quaggiù
non sappiamo immaginare.

Hai lasciato un vuoto,
un vuoto incolmabile,
indicibile,
in cui a fatica
trova posto
soltanto il dolore.

Hai lasciato un silenzio,
un silenzio assordante,
incredulo,
in cui a stento
si ode
soltanto il pianto.

Ma resta il ricordo che tu ci hai lasciato.
Il ricordo di un uomo
nel quale intelletto e umanità,
mente e cuore,
ragione e sentimento
si univano
a fare di te un esempio e una guida.

Marito e padre
affidabile e fedele, disponibile e presente,
affettuoso e paziente, fermo e saggio.

Uomo di legge, avvocato nel più profondo,
coerente e intransigente, arguto e competente,
precursore dei tempi e teso al nuovo.

Amico sincero,
amante della tavola e della barzelletta,
della chiacchiera e del discorso colto,
pronto sempre a offrire un aiuto.

Musicista e poeta,
sognatore e romantico,
sapevi apprezzare un tramonto
e una nuvola nel cielo in montagna,
lo scroscio di un ruscello
e la melodia di una canzone.

Questo eri tu, Papà
e questo di te
resterà scolpito nei nostri cuori.

Chissà se sono riuscito e riuscirò
a seguire il tuo esempio,
a fare miei i tuoi valori,
a tracciare ancora il solco
della tua eredità.

Chissà se sono stato capace
di essere il figlio che tu volevi,
di renderti fiero e felice
per chi sono e chi sarò.

Tieni ancora, ti prego,
la tua mano sulla mia spalla.
Indicami ancora
la strada più giusta da seguire.
Lanciami ancora
il tuo sguardo severo
se sbaglio e mi dimentico
ciò che tu mi hai insegnato.

Se c’è un paradiso (e io ne sono sicuro),
il tuo è un cielo azzurro e un ruscello e un prato verde
sulle montagne di Vinadio:
lì il buon Dio ti ha riservato un posto
per il giusto riposo che non avrà più fine.

Da quel prato e da quel cielo, Papà
ogni tanto guarda quaggiù
e donaci ancora
il tuo sorriso.

Così soltanto,
goccia dopo goccia,
la certezza che tu abbia ottenuto
la gioia eterna e vera
riempierà questo vuoto
in chi ti amerà per sempre.

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