«Salve, eccomi qua. Lo so, non mi aspettavi, ma sono arrivato ugualmente – in silenzio e tuttavia inesorabile».

«Chi sei, dunque?»

«Sono il Legame. Vengo per ricordarti tutto quello che hai lasciato, anche se so bene che è tua intenzione dimenticarlo. Non ti sarà possibile, e io sono qui per riportarti alla realtà».

«Non ti ho invitato. Perché sei venuto di tua spontanea volontà?»

«Non è un onore che ho riservato a te solo, ti sia chiaro! E neppure, a onor del vero, ho scelto io di venire… Soltanto, seguo tutti coloro che, intendendo cambiar vita, lasciano la vecchia strada per percorrerne una nuova. Così, ho seguito anche te».

«Che cosa vuoi da me? Credo sia mio diritto decidere se e che cosa ricordare, se e che cosa dimenticare, no? Anche se, in verità, ti dico: mai ho inteso dimenticare qualcuno o qualcosa…»

«Bugiardo! Quanto dici è falso, e tu stesso lo sai. Non è facile lasciare le persone, le cose, i luoghi che hanno fatto parte di così tanta parte della tua vita; e quando hai deciso di lasciarli, quando sei partito, hai cercato di abbandonarli dov’erano, di non portarli con te. Avresti sofferto troppo, oppure – chissà – avresti abbandonato il tuo intento, non saresti partito. Nessuno vuole soffrire, e dimenticare è uno dei modi per evitarlo».

«Ebbene, è così. E c’ero anche riuscito, ma ora arrivi tu a sconvolgermi i piani. Vattene!»

«Fosse facile! Non posso, caro mio: una volta arrivato, andarmene non mi è concesso; non si tratta di mancanza di volontà da parte mia, sia chiaro, né – lungi da me! – ho qualcosa di personale nei tuoi confronti. Semplicemente, mi avvinghio a ciascuno, dunque anche a te. Come una liana.
Era solo questione di tempo: all’inizio era più facile tenermi lontano. Difatti ci ho messo otto mesi, ma alla fine eccomi qui!
Vedi, chi mi ha creato ha fatto sì che io diventassi immagine tanto di persone, quanto di cose, quanto anche di luoghi, situazioni, eventi… Una bella responsabilità, vero? Mi tocca dunque ricordarti gli amici che hai lasciato, la tua casa, il tuo paese, la tua gente, le tante vicende piacevoli che hai vissuto, ma anche la tua famiglia, le attività che svolgevi…»

«Basta! Così mi distruggi».

«Oh no, ti sbagli! Non è affar mio consumarti: io mi limito a ricordarti chi e che cosa hai lasciato; e apro la strada a mia sorella, la Nostalgia. Ci penserà lei a fare il resto».

«Ti odio!»

«Non puoi. Sono dentro di te, sono intorno a te. Come una liana».

«Troverò il modo di sconfiggerti. Se non te, sconfiggerò tua sorella Nostalgia. Ho amici qui: mi aiuteranno. I nuovi affetti servono a sentir meno la mancanza dei vecchi. E poi ho dalla mia parte un servitore fedele, il Tempo: lui lavora per tutti, lavorerà anche per me.
Non dimenticherò niente e nessuno: non è questo che voglio.
Voglio soltanto sentire meno forte il dolore del distacco. Tu, Legame, resterai – impietoso – avvinghiato a me: e sia! Ma amare ed essere amati, avere amici, conoscere i luoghi, fare cose, camminare, lavorare, apprezzare la buona tavola, sorridere sempre: tutto questo farà sì – complice il Tempo – che la Nostalgia sia per poco mia ospite, o forse mai.
Resta dunque, se lo vuoi.
Ti considererò, anzi, mio amico, e accetterò di buon grado il tuo lavoro. Affinché per sempre resti nel mio cuore tutto quello che è stato e che è parte di me».

10 marzo 2014

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