«Scusa, posso entrare?»
«Chi sei? Che cosa vuoi da me?»
«Sono un amico. O, meglio, sono uno che vuole essere tuo amico. Sai, di questi tempi non è cosa facile avere amici. Forse, anzi, è cosa ancor meno facile essere amico di qualcuno; la gente non si fida più di nessuno, preferisce avere “conoscenti” piuttosto che amici: meno coinvolgimento emotivo, meno responsabilità, meno doveri… Vorrei essere tuo amico, vorrei che tu ti fidassi di me. Dimmi: posso entrare?»
«Se vuoi essere mio amico, che tu sia il benvenuto! Lascia, tuttavia, che ti spieghi perché è difficile – già, tu hai perfettamente ragione! – essere amico di qualcuno.
Certo, la gente non si fida più di nessuno; ma ancor più vero è che la gente ama parlare di chiunque, impicciarsi degli affari altrui: questo ha detto, quello ha fatto… Dimentica, dico io, che ciascuno ha ben i propri motivi per dire questo o fare quello; dimentica, in una parola, il rispetto.
E senza il rispetto, caro mio, non ci può essere amicizia.
A dirla tutta, se uno pretende di sapere tutto di un altro; di raccontare al vento le di lui questioni, tristi o gaie che siano; di intromettersi in casa sua pontificando e criticando, consigliando e predicando; di chiedere molto e poco dare… Ebbene, come potrà mai questo essere amico di quello? Giammai, dico io, ed è fortuna per quello!»
«Come posso, dunque, essere tuo amico?»
«Già per il fatto che tu me lo chieda, saprai esserlo più di chi crede di esserlo, ma nella mente sua soltanto. Un amico chiede, non ha pretese.
Entra, dunque, ma in punta di piedi.
Ascolta quel che avrò da dirti, non parlare tu per primo. E se non avrò nulla da dirti, ascolta allora il mio silenzio: anche quello ti dirà molto. Ricorda sempre che sei in casa mia, perché io ti avrò accolto, pur senza esserne in obbligo: un amico ringrazia, prima ancora di prestare il suo aiuto.
Accogli la mia sofferenza, senza gloriarti di averlo fatto. Partecipa della mia gioia, senza vantarti di avermela procurata. Restami accanto nella mia fatica, senza inorgoglirti per avermi aiutato».
«Ma come farò a farti capire che ci sono?»
«Non avrai bisogno di farmelo capire. Io già lo so!»
25 maggio 2013
Lascia un commento
Devi essere connesso per inviare un commento.
Nessuna risposta.