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Il passaggio delle consegne da Sara a IvanoAlla fine, al campo di San Giacomo mi sono fermato due settimane anziché una come da previsioni. La notizia, giunta tra capo e collo il giorno prima della mia annunciata partenza, che dei due colleghi che avrebbero dovuto arrivare da Torino ne sarebbe sceso uno soltanto, che quindi sarebbe rimasto da solo, unita alle tante cose da fare, ai progetti avviati da seguire, ad alcune situazioni delicate che si erano venute a creare, ha dato il colpo di grazia alla mia già vacillante certezza di tornare indietro nella data prevista. E così, sono rimasto, fino a venerdì scorso 15 maggio.
Venerdì sera, a casa dopo quindici giorni di campo, ho capito che era stata cosa buona, e che se fossi tornato prima avrei avuto sulla coscienza il senso di incompiuto, oltre che la sensazione di aver lasciato almeno un poco nei pasticci il collega Ivano, che pure resterà da solo questa settimana. Invece insieme abbiamo risolto alcuni nodi, abbiamo dato un seguito ai progetti appena impostati la settimana precedente, e lui è riuscito perfettamente a inserirsi nella “macchina” professionale e umana che laggiù gira vorticosa dal 9 aprile, così che mi sono sentito maggiormente sereno.
Cantando insieme ai bambini alla scuola del campoMa a San Giacomo, al di là delle questioni professionali, al di là dei progetti in corso, al di là dei nodi risolti e di altri appena scoperti, ho lasciato anche un pezzo di cuore, non piccolo. Rebecca, Greta, Sofia, Ana Maria, Mirko, Alessandro, Ilaria, Simone, Giada, Chiara, Lara, Federico, Monica, Gianmarco, Cristina, Stefano, Sabrina, Letizia, Maria Concetta, Antonio, Nicol, Maicol, Lorenzo, Francesco, Fernando, Beatrice, Ilaria, Luca, Andrea, Pierfranco, Emilia, Betta, Sergio, Antonella, Simonetta, Maria, Tiziana2, Lidia, Cristina, Gabriella, Serenella, Elena, Diana, don Antonio, Luigina, Antonia e tanti, tanti altri. Una serie di nomi, che per me sono gli occhi, i sorrisi, gli abbracci, le lacrime, le storie, le paure, i sogni, i progetti, le mani nelle mie, dei bambini, dei giovani, degli adulti che ho incontrato, conosciuto, ascoltato, amato.
Soprattutto per loro, a San Giacomo tornerò: nel mio ruolo con Psicologi per i Popoli, se così sarà necessario, oppure per conto mio; ma tornerò. È una promessa che manterrò, dunque quello di venerdì, mentre partivo, non è stato un addio, ma un arrivederci.
Presto, sul sito le foto più belle dei quindici giorni vissuti al campo.

Nella prima foto: il “passaggio delle consegne” da Sara a Ivano, la mattina di sabato 9; nella seconda foto: prima di partire, un ultimo canto insieme ai bambini della scuola dell’infanzia e della scuola primaria del campo.

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